Published on Ticinonews, 2020/08/01

L’industria dei metalli preziosi svizzera vanta una lunga tradizione. Riveste un ruolo importante per l’economia del paese poiché rappresenta una percentuale elevata delle esportazioni nazionali. Caratterizzata da una competitività estremamente elevata, l’industria svizzera dei metalli preziosi gode di una reputazione eccellente in ambito internazionale grazie alla qualità dei suoi prodotti e delle sue tecnologie ultramoderne. Questo know-how all’avanguardia, tramandato di generazione in generazione, è particolarmente ricercato nel mondo. Genera oltre 1’500 posti di lavoro altamente qualificati in Svizzera, ai quali se ne sommano indirettamente ulteriori 1’000.

Questo successo poggia anche su un quadro giuridico estremamente rigoroso concernente la tracciabilità dell’oro importato in Svizzera. I membri dell’ASFCMP sono infatti soggetti alle regole internazionali della LBMA (London Bullion Market Association), che riprendono e integrano le direttive dell’OCSE. In particolar modo i raffinatori sono soggetti alla legislazione svizzera che regolamenta la fabbricazione e il commercio dei metalli preziosi, una delle più severe al mondo, nonché alla legge federale relativa alla lotta contro il riciclaggio di denaro sotto l’egida della FINMA. In materia, il paese è perfettamente in linea con gli standard internazionali, se non addirittura oltre. Qualora si rilevino delle violazioni, spetta a queste autorità adottare le opportune misure. Di recente, l’origine dell’oro importato in Svizzera è stata oggetto di dibattiti sollevati da un rapporto pubblicato da SwissAid. Questo studio indica che l’origine di una parte dell’oro venduto a Dubai è di difficile identificazione. È un dato di fatto: non si può escludere che l’oro di Dubai abbia un’origine dubbia, potenzialmente illegale o che provenga da regioni ad alto rischio. Questo dibattito merita tutta la nostra attenzione, consci del fatto che solo il 14% dell’oro estratto dalle miniere mondiali viene raffinato in Svizzera e che solo una piccola porzione proviene da mine artigianali, circa 15 tonnellate su 500 di origine mineraria, ovvero circa il 3%.

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